Sicurezza e frontiere nel puzzle dell’Asia Centrale. Nuove prospettive per l’Unione Europea (di Luca Tagliaretti)

Nonostante la non immediata prossimità geografica dell’Asia Centrale all’Italia e all’Unione Europea, il blocco dei cinque Paesi, formati dal Kazakhstan, Repubblica del Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan che compongono, appunto, la regione centro asiatica riveste per noi un’importanza strategica e commerciale fondamentale destinata invariabilmente a crescere in futuro. Questo è dovuto sia alla posizione strategica della regione che si pone come importante crocevia tra Europa, Medioriente e continente Asiatico e quindi al centro di significativi movimenti migratori ed importanti vie commerciali, sia alla ricchezza di sorgenti d’energia e di materie prime. Dal punto di vista geopolitico l’area si situa come un cuneo tra Cina e Russia, un’area strategica per i due Paesi, perché ricca di materie prime, pur se allo stesso tempo sorgente di forti instabilità. Quanto l’aerea sia importante lo dimostrano anche gli sviluppi della recente crisi in Kazakhstan con l’invio, su richiesta del presidente Kazako, Tokayev, di truppe scelte della Csto a guida russa. 

Nel riconoscere la rilevanza della Regione, dal 2019, l’Unione Europea ha redatto, una nuova strategia, dopo la prima versione che risale al 2007, orientata verso tre priorità definite interconnesse e sinergiche :

Aumento della resilienza

Europa e Paesi dell’Asia Centrale i impegnano a collaborare per affrontare le sfide che hanno impatto sulla modernizzazione e la sicurezza dei Paesi, che permettano la promozione della democrazia, dei diritti umani e l’attuazione degli impegni di Parigi sul clima. Tra le iniziative l’UE e i paesi dell’Asia Centrale si impegnano anche al rafforzamento della cooperazione in materia di migrazione. 

Più prosperità

Per aumentare la prosperità dei Paesi dell’Asia Centrale, l’Unione Europa collaborerà per sbloccare il potenziale di crescita favorendo lo sviluppo del settore privato e promuovendo un contesto che favorisca investimenti stranieri diretti. Nell’ambito di queste iniziative i blocchi lavoreranno insieme per sviluppare ricerca e innovazione con particolare attenzione ai giovani. 

Maggiore Collaborazione 

Questo obbiettivo raccoglie tutte le attività che l’Unione Europea e i Paesi dell’Asia Centrale faranno per migliorare l’architettura del partenariato e la collaborazione reciproca coinvolgendo la società civile. 
In linea con la strategia di politica estera, la presenza europea nell’area deve concentrarsi su iniziative di soft-power con trasferimenti tecnologici, investimenti infrastrutturali e sostegno alla crescita delle democrazie per permettere ai medesimi Paesi dell’Asia Centrale di rimanere il più possibile indipendente dalle grosse e vaste Nazioni vicine ed evolvere in democrazie stabili. 
Tra le azioni del primo obbiettivo identificato, l’aumento della resilienza: i Paesi si impegnano a collaborare per incrementare la sicurezza e la gestione delle migrazioni. Questi due temi, profondamente legati tra loro, sono di vitale importanza sia per l’Unione Europea che per i cinque Paesi dell’Asia centrale. L’importanza è dovuta alle considerevoli migrazioni interne verso la Russia e dalla presenza di confini molto sensibili con l’Afghanistan, il Pakistan e l’Iran. Vicini scomodi che pongono in essere costanti e rischi migratori che devono essere mitigati. 

Le migrazioni regionali 

A livello regionale si è assistito, negli ultimi anni ad importanti cambiamenti dei flussi migratori dell’intera area. Mentre storicamente - ed a partire dai prima anni 90 con il crollo dell’Unione Sovietica i flussi erano principalmente verso la Russia, negli ultimi anni la situazione è radicalmente cambiata  con un aumento dei movimenti interni e verso Paesi terzi al di fuori dell’area (Turchia, Corea, Emirati Arabi).  La creazione di repubbliche indipendenti dopo la fine dell’Unione Sovietica, ha aperto un vaso di pandora di piccole dispute territoriali legate all’introduzione di nuovi confini e barriere commerciali tra aree abituate, durante il regime sovietico, ad essere virtualmente senza frontiere. Le dispute territoriali ed i problemi alle frontiere sono inoltre complicati dal basso livello di preparazione delle guardie di frontiera, dall’alto rischio di corruzione e dall’assenza di sistemi integrati per la gestione degli ingressi.

Mentre il Turkmenistan, Kirghizistan e Tagikistan sono rimasti Paesi di forte emigrazione, Kazakhstan e Uzbekistan sono diventati anch’essi Paesi attrattivi e di immigrazione per i Paesi limitrofi pur avendo un saldo negativo tra immigrati ed emigrati. La completa chiusura delle frontiere con la Russia e con i paesi terzi a partire dalla fine del 2019 a seguito della pandemia globale dovuta al COVID19 ha accentuato le già esistenti migrazioni regionali. 

Il confine estero

In aggiunta alla difficile situazione dei confini regionali, le frontiere esterne dei cinque paesi dell’Asia Centrale sono estremamente interessate da tensioni territoriali continue, da conflitti locali e internazionali. In particolare, sono proprio i confini con Afghanistan e l’Iran che provocano diaspore e migrazioni economiche. Pressioni migratorie legate ai ben noti conflitti e all’avvento di regimi autoritari.

Costruire il futuro

Per un’implementazione efficace del primo punto della strategia europea nella parte relativa al rafforzamento della cooperazione in materia di migrazioni e di gestione delle frontiere, è necessario pertanto che gli interventi partano dalle suddette criticità evidenziate. In particolare, il sostegno deve essere articolato su almeno tre livelli di cosiddetto “capability building” o sviluppo delle capacità:

Tecnologia e Innovazione

Il primo elemento su cui Unione Europea e i Paesi dell’Asia centrale (singolarmente e non in blocco) devono cooperare è quello dell’ammodernamento delle tecnologie per la gestione delle frontiere e della sicurezza interna. Questo include: sistemi integrati per l’emissione e controllo dei visti e della genuinità dei passaporti; sistemi per la verifica della corrispondenza tra i biometrici delle persone e dei loro documenti di viaggio; registrazione e controllo dei dati API/PNR per le linee aeree ed infine creazione di una infrastruttura che permetta l’interoperabilità dei sistemi singoli, scalabile e sicura. Nel sostenere lo sforzo tecnologico e di innovazione, e come precondizione per la collaborazione, l’Unione Europea deve accertarsi che tutte le normative del regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) siano rispettate nell’utilizzo dei sistemi. Questo si deve ottenere per via normativa, con l’introduzione di leggi ad hoc e per via tecnica nel design dei sistemi. Questo approccio permetterebbe di ottenere sia un miglioramento nella gestione dei flussi migratori e della sicurezza interna che un avanzamento significativo nel rispetto dei diritti umani e della democrazia. 

Come ulteriore condizione aggiuntiva, nel trasferire le tecnologie, l’Unione Europea dovrebbe inoltre avere accesso ad alcuni dei dati raccolti dai Paesi in oggetto necessari per la sicurezza dell’area Schengen. Tra queste, informazioni che possono contribuire alla prevenzione di reati transnazionali, al terrorismo internazionale o alla tratta e sfruttamento di esseri umani. Un accordo di questo tipo porterebbe benefici a tutti i Paesi partecipanti contribuendo ad aumentare la stabilità geopolitica dell’Asia Centrale e la sicurezza interna dei paesi europei.

Addestramento

Un secondo livello sul quale investire per migliorare la gestione delle frontiere e la sicurezza interna pertiene alla preparazione degli agenti di frontiera e del personale addetto ai processi di controllo. L’addestramento deve essere sia tecnico per l’utilizzo dei complessi sistemi di verifica e registrazione degli utenti che richiedono competenze specifiche per l’acquisizione e la condivisione dati. È infatti fondamentale che la qualità dei dati raccolti e processati alle frontiere sia molto elevata e compatibile con gli standard internazionali per permettere lo scambio di informazioni tra sistemi diversi. In aggiunta all’addestramento puramente tecnico, è necessario un cambio culturale e una educazione all’etica e alla legalità per eliminare corruzione, autoritarismi ed abusi da parte degli operatori.
Altresì, occorrerebbe creare meccanismi per la protezione dei rifugiati e dei migranti ed il rispetto dei diritti individuali.

Normative e Processi operativi

Un ultimo livello da tenere in considerazione e sul quale investire riguarda la modifica delle normative nazionali pertinenti la gestione delle frontiere e dei visti e l’adeguamento dei processi operativi legati all’utilizzo dei sistemi informatici. Tali adeguamenti devono fornire la base legale per l’introduzione dei nuovi sistemi informatici in conformità con le normative del regolamento europeo sulla protezione dei dati (GDPR) e garantire meccanismi legali per la difesa dei diritti dei cittadini. La modifica dei processi operativi inoltre deve introdurre meccanismi di controllo che permettano la prevenzione della corruzione e garantiscano equità e trasparenza nei processi. 

Uno sguardo al futuro

Gli obbiettivi strategici europei indicati nel piano di partenariato del 2019 possono essere raggiunti solo con un grosso sforzo comune che coinvolga Istituzioni ed Agenzie Europee, Organizzazioni Internazionali e Paesi membri. In particolare, per quanto riguarda la sicurezza interna e la gestione delle frontiere e dei flussi migratori, il coinvolgimento delle agenzie nell’area GAI (Giustizia e Affari Interni), come Frontex, Europol, eu-LISA ed EASO, sarebbe fondamentale per poter affrontare le criticità identificate in maniera armonizzata ed interdisciplinare e fornire training, supporto tecnico e supporto operativo. Questo intervento richiederebbe una modifica delle basi legali delle diverse agenzie che permetta di operare al di fuori di quanto previsto dai diversi regolamenti costitutivi, sulla base di strumenti finanziari adeguati. Forti dell’esperienza maturata in questi anni per il rafforzamento delle frontiere e la gestione dei flussi migratori in Europa, queste agenzie sarebbero lo strumento migliore per estendere l’influenza europea ed esercitare un soft-power che contribuisca alla stabilità della regione e cambiare le logiche geopolitiche future e portare, in prospettiva, anche ad accordi bilaterali per la semplificazione o eliminazione dei visti Schengen.


Luca Tagliaretti 

Luca Tagliaretti è, dal 2020, Vice Direttore Esecutivo di eu-LISA – Agenzia europea per la gestione operativa dei sistemi IT su larga scala nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia. l'Agenzia gestisce i sistemi informatici delle frontiere esterne all'Unione Europea e ai sistemi che mantengono la sicurezza interna nei paesi Schengen e contribuiscono a garantire che gli europei possano circolare liberamente nell'UE senza compromettere la sicurezza in Europa. 
Prima di entrare ad eu-LISA, Luca ha lavorato alla Banca Centrale Europea ricoprendo dal 2011 al 2019 il ruolo di responsabile del centro Internazionale per la prevenzione della contraffazione digitale


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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/Sicurezza-e-frontiere-nel-puzzle-dellAsia-Centrale--Nuove-prospettive-per-lUnione-Europea-di-Luca-Tagliaretti--1109-ITA.asp 2022-03-21 daily 0.5