Tagikistan al voto: la scontata conferma di Rahmon e il quadro politico interno (di Fabio Indeo)

Alle prossime elezioni presidenziali in Tagikistan - che si terranno l’undici ottobre, in anticipo di un mese rispetto alla scadenza originariamente prevista - l’attuale presidente Emomali Rahmon, 67 anni, è alla ricerca del quinto mandato presidenziale consecutivo: in carica dal 1994, Rahmon è il leader politicamente più longevo tra i presidenti centroasiatici, dopo l’uscita di scena del presidente kazako Nazarbayev e a seguito della morte del presidente uzbeco Karimov nel 2016.

Se da un lato queste elezioni rappresentano un tassello importante nell’evoluzione politica dell’Asia centrale post sovietica, in realtà il loro esito appare scontato, e l’unica incertezza riguarda la percentuale di consensi che otterrà Rahmon (alle ultime presidenziali del 2013, l’attuale presidente ottenne l’84% dei voti). Nonostante Rahmon goda di una certa popolarità tra i tagichi - che lo considerano garante ed artefice della ritrovata stabilità e sicurezza dopo la sanguinosa guerra civile del primo lustro post-indipendenza - il crescente autoritarismo nella gestione del potere e la volontà di mantenere le redini del comando rallentano e condizionano l'evoluzione politica della satrapia centroasiatica.

Anche in questa tornata elettorale è prevista la partecipazione di altri candidati, con l’obiettivo di garantire una parvenza formale di democrazia e di elezioni multpartitche: tuttavia, si tratta di figure politicamente deboli, che non potranno ostacolare il plebiscito pro-Rahmon, in quanto non esistono nella repubblica tagica partiti di opposizione forti e sufficientemente radicati nel territorio.

Infatti, l’unico partito esistente di reale opposizione era il Partito della Rinascita Islamica del Tagikistan - PRI, uno dei principali protagonisti degli accordi pace del 1997, che posero fine alla guerra civile - dichiarato illegale nel 2015 con l’accusa di aver ordito un tentativo di colpo di stato con Nazarzoda - un ex vice ministro della difesa - e di favorire le attività e la penetrazione delle cellule legate allo Stato Islamico, offrendo supporto logistico. Queste accuse di ambiguità e contiguità con l’ideologia islamico-radicale hanno di fatto delegittimato il PRI, mentre i suoi principali rappresentanti (Kabiri tra tutti) sono stati incarcerati o costretti all’esilio: i suoi seguaci si difendono da queste accuse che considerano politicamente motivate, in quanto il partito poteva essere un pericoloso rivale per l'attuale presidente.

Inoltre, l’approvazione dell’emendamento costituzionale che vieta la costituzione di partiti su base confessionale (a seguito del referendum del 2016) in sostanza vanifica ogni velleità del PRI di ritagliarsi uno spazio nell’agone politico nazionale come forza di opposizione a Rahmon.

La Commissione elettorale centrale del Tagikistan ha registrato le candidature di Rustam Latifzoda (Partito Agrario), Abduhalim Ghafforov (Partito Socialista), Miroj Abdulloev (Partito Comunista), Rustam Rahmatzoda (Partito delle Riforme Economiche) e il presidente uscente Emomali Rahmon del Partito Democratico Popolare.

Solo il Partito Agrario e il Partito delle Riforme Economiche hanno una risicata rappresentanza nel sistema politico nazionale - rispettivamente 7 e 5 seggi (sui 63 disponibili) ottenuti nelle elezioni parlamentari del marzo 2020 - nel quale domina il Partito Democratico Popolare di Rahmon. Il Partito Social Democratico - partito d’opposizione ma marginale e debole - non ha invece espresso una candidatura, disconoscendo di fatto la legittimità delle elezioni. La Commissione ha invece rigettato la candidatura di Faromuz Irgashev, un avvocato di 30 anni di Khorog (nella regione autonoma orientale del Gorno-Badakhshan, GBAO), a causa del ritardo nella presentazione dei documenti richiesti.

La candidatura di Irgashev si poneva in una linea di rottura e di non allineamento rispetto alle altre, espressione dello status quo: la sua intenzione di combattere gli abusi, la corruzione e l’ingiustizia, la volontà di abolire i monopoli di stato e di proporre l’elezione diretta dei dirigenti regionali e cittadini rappresentavano una sfida reale al Presidente Rahmon, soprattutto perché espressione del profondo malcontento sociale e della resistenza conto il centralismo statale e l’autoritarismo che connotano questa regione.

Uno dei requisiti richiesti dalla legge tagica -  per iscriversi alle elezioni presidenziali un candidato deve raccogliere le firme di almeno il 5 per cento dell'elettorato - appare un ostacolo significativo per le velleità o ambizioni di un candidato nuovo o indipendente, in quanto dovrebbe raccogliere oltre 240mila firme.
La volontà di Rahmon di correre per un nuovo mandato ha temporaneamente congelato l’ipotesi di una transizione politico-nepotistica nel paese, con il passaggio del potere nelle mani del figlio Rustam Emomali, attualmente sindaco della capitale Dushanbe.

Sussisteva infatti una combinazione di fattori che facevano propendere versa questa soluzione di transizione: in primis, l’importante cambiamento introdotto con il referendum costituzionale indetto nel 2016, ovvero la riduzione dell’età minima per candidarsi alle presidenziali (da 35 a 30 anni), che teoricamente apre la strada ad una potenziale candidatura di Rustam Emomali che compirà 32 anni a dicembre. Occorre anche ricordare che il referendum ha garantito a Rahmon la possibilità di candidarsi senza limiti di mandato.

Un altro elemento che rafforzava la figura di Rustam Emomali come potenziale candidato ad un eventuale successione di Rahmon è stata la nomina di portavoce alla camera alta del Parlamento (Majlisi Milli) ad aprile 2020, in un ruolo decisamente strategico e rilevante in quanto  formalmente permette di prendere il posto del presidente in carica nel caso di morte o nel caso venga dichiarato inabile allo svolgimento delle funzioni e dei doveri presidenziali.

Sembrava profilarsi in Tagikistan uno scenario sul modello kazako, in quanto Rahmon (come il presidente “dimissionario” del Kazakhstan Nursultan Nazarbayev) può fregiarsi della carica/status di Leader della Nazione, che gli consentirebbe di mantenere una certa influenza sull’evoluzione politica del paese pur non ricoprendo la carica di presidente. A rafforzare la similitudine, il fatto che la stessa Dariga Nazarbayeva (figlia dell’ex presidente kazako) aveva ottenuto il ruolo di speaker del parlamento - revocatole a maggio dall’attuale presidente Tokayev - che di fatto la poneva in prima linea nel caso di successione legata ad impedimenti o stato di salute del presidente.

In attesa dello scontato risultato elettorale che consacrerà ulteriormente il potere di Rahmon, sarà interessante osservare quale direzione assumerà la politica estera del Tagikistan, sia in relazione ai due potenti vicini (Cina e Russia) e sia nel contesto prettamente regionale in materia di cooperazione economica e securitaria.

Al momento Rahmon è stato abile nel mantenere una posizione di equidistanza tra Russia e Cina, le quali perseguono tuttavia degli obiettivi strategici difficilmente conciliabili che potrebbero portare ad una rinnovata rivalità. La Russia rimane il tradizionale partner politico-economico e securitario (in Tagikistan vi è la più grande base militare russa all’estero e il paese è membro del Trattato di Sicurezza Collettiva) ma la Cina sta progressivamente erodendo l’influenza moscovita: il 40% del debito estero tagico è controllato dalla Cina, che ha investito in importanti progetti nella nazione (linea D del gasdotto Cina-Asia Centrale; la miniera di Zarafshan; il Parco Tecnologico di innovazione industriale di Davroz) nel quadro della Belt and Road. Proprio per proteggere le infrastrutture della “moderna via della seta”, la Cina ha rafforzato la cooperazione militare con il Tagikistan (funzionale anche per il presidente Rahmon al fine di rafforzare la protezione del confine con l’Afghanistan e di contrasto alla minaccia terrorista legata a Daesh) sia sul piano bilaterale che su quello multilaterale, con il meccanismo quadripartito (Cina, Tagikistan, Afghanistan, Pakistan), blocco securitario regionale dal quale è esclusa la Russia.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/Tagikistan-al-voto-la-scontata-conferma-di-Rahmon-e-il-quadro-politico-interno-di-Fabio-Indeo-853-ITA.asp 2020-09-30 daily 0.5