Turkmenistan, Berdymukhammedov punta al rafforzamento del proprio potere interno (di Davide Cancarini)

Il 2016 si è aperto per il Turkmenistan con l'annuncio da parte di Gazprom della completa interruzione degli acquisti di gas naturale dalla Repubblica centro asiatica. Per quanto negli ultimi anni essi siano progressivamente calati fino a toccare la modesta quota di 4 miliardi di metri cubi nel 2015, la decisione del Cremlino rappresenta un serio problema strategico per Ashgabat: quest'ultima, infatti, può al momento disporre di sole due rotte di esportazione, una verso la Cina (sempre più fondamentale) e una in direzione dell'Iran (la cui prospettive, alla luce dell'alleggerimento delle sanzioni nei confronti di Teheran, sono di difficile previsione).

Se analizzata tenendo in considerazione questi elementi, la proposta di modifica costituzionale avanzata a metà febbraio dal Presidente Gurbanguly Berdymukhammedov assume un chiaro significato. Una commissione guidata dal leader turkmeno ha infatti indicato la possibilità di estendere il termine del mandato presidenziale dagli attuali 5 anni a 7, rimuovendo inoltre il limite anagrafico dei 70 anni per poter avanzare la propria candidatura (Berdymukhammedov ha 58 anni). Per quanto non ancora ufficialmente approvata, data la natura del regime di Ashgabat pochi dubbi vi sono circa la possibilità che il Parlamento (Mejlis) della Repubblica centro asiatica dia il proprio nulla osta alla nuova normativa.

Aldilà della questione meramente legislativa, tale mossa può essere letta come legata alla volontà del Presidente di rafforzare il proprio controllo sul sistema politico turkmeno proprio nel momento in cui i più recenti sviluppi internazionali potrebbero indebolirlo. In un contesto nazionale in cui le entrate legate alla commercializzazione del gas naturale rappresentano il 35% del Pil, il 90% delle esportazioni e l'80% delle entrate fiscali, si capisce perché dopo poco più di un mese dall'annuncio di Gazprom l'attuale Presidente abbia voluto lanciare un chiaro segnale. Il sistema di potere clientelare che ruota intorno al leader al vertice gerarchico, infatti, trova fondamentale sostentamento nel flusso finanziario garantito dalla vendita degli idrocarburi nazionali, vero e unico elemento di interesse internazionale nei confronti dello scarsamente popolato e geograficamente isolato Turkmenistan. Un calo delle revenues energetiche, quindi, potrebbe impedire nel medio-lungo periodo al successore di Saparmyrat Turkmenbashi Nyazov di garantire al circolo di potere che lo sostiene (espressione della natura tribale della società turkmena) i privilegi fino a questo momento elargiti.

A tale quadro si può aggiungere, inoltre, l'elemento relativo al calo dei prezzi del gas naturale registrato negli ultimi mesi (dovuto al crollo della valutazione del petrolio), fattore che concorre a delineare uno scenario in cui la decisione di Berdymukhammedov trova chiara giustificazione, sviluppando ovviamente il ragionamento tenendo conto della prassi centro asiatica di gestione del potere.

Se dal punto di vista domestico la strategia del Presidente è quella appena descritta, un ulteriore tassello di tale mosaico è quello relativo all'attivismo in ambito energetico che, perlomeno a livello propagandistico, le autorità turkmene stanno mettendo in campo dal punto di vista internazionale.

Nel dicembre 2015, ad esempio, sono ufficialmente iniziati i lavori per la realizzazione del gasdotto TAPI (Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India), che mira a trasportare entro il 2019 di oltre 30 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno dalla Repubblica centro asiatica all'Asia Meridionale. A prescindere dagli annunci ufficiali, la realizzazione di tale condotta rimane estremamente improbabile – per ragioni di natura commerciale, di sicurezza e strategica –, elemento che ha portato Ashgabat a puntare anche sulla possibilità di esportare il proprio metano verso il mercato europeo, alternativa anch'essa che presenta seri ostacoli di varia origine. 

La tanto sbandierata politica estera dinamica e multi-vettoriale messa in campo da Berdymukhammedov, quindi, pare finora aver generato solamente un avvicendamento nel ruolo di “patrono” energetico del Turkmenistan, con il passaggio del testimone dalla Russia alla Cina. Ovviamente il concretizzarsi di tale situazione non era nei piani delle autorità di Ashgabat, più che mai ansiose di ampliare le rotte di esportazione a disposizione del Paese e di non trovarsi così strettamente dipendenti da un attore come la Repubblica Popolare.
Una dinamica da tenere in grande considerazione è quella relativa alle prossime mosse che l'Iran metterà in campo dal punto di vista energetico: se Teheran, infatti, darà piena attuazione al tanto atteso Nuovo Contratto Petrolifero, che mira a garantire migliori condizioni di business alle compagnie energetiche internazionali con l'obiettivo di attrarre investimenti, ciò potrebbe spingere Berdymukhammedov a favorire una simile apertura anche nel contesto turkmeno, per evitare di rimanere ancor più isolato. Se, infatti, non è possibile modificare la localizzazione geografica del Paese, né, ad oggi, la sua natura autoritaria, l'introduzione di importanti novità normative potrebbe comunque garantire al Turkmenistan di accrescere l'appetibilità del proprio gas naturale.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/Turkmenistan--Berdymukhammedov-punta-al-rafforzamento-del-proprio-potere-interno-di-Davide-Cancarini-214-ITA.asp 2016-03-29 daily 0.5