Turkmenistan, passi avanti nella strategia di diversificazione delle esportazioni (di Fabio Indeo)

Negli ultimi due mesi il Turkmenistan ha annunciato tre significativi successi in ambito energetico che di fatto rafforzano il ruolo della nazione centroasiatica come esportatore di gas naturale, da realizzare attraverso una strategia di diversificazione delle rotte di esportazione che si profila particolarmente redditizia sia in prospettiva economica che strategica.

A dicembre 2015 il governo turkmeno ha annunciato la conclusione dei lavori per la realizzazione del gasdotto est-ovest, una pipeline lunga 773 km che connette i ricchi giacimenti del velayat (distretto) di Mary nel Turkmenistan orientale con le sponde del Mar Caspio (velayat di Balkan). Secondo i piani, questo gasdotto - dotato di una capacità di trasporto stimata in 30 miliardi di metri cubi (mmc) all’anno - verrà alimentato con il gas estratto da Galkynysh, secondo giacimento di gas più grande al mondo - dopo quello di North Dome in Qatar - e con riserve stimate oscillanti tra 13 e 21 mila miliardi di metri cubi.

La costruzione di questo gasdotto - i cui lavori iniziarono nel 2010 - rappresenta un enorme successo per il presidente Berdimuhamedov , non solo in termini strategico-energetici ma anche come affermazione identitario-nazionale di questa repubblica-potenza energetica in ascesa: infatti, il gasdotto è stato interamente realizzato dalle due compagnie energetiche nazionali Turkmengaz and Turkmennebitgazgurlushyk e il costo complessivo dell’opera - 2 miliardi di dollari – è stato sostenuto interamente dal governo turkmeno.
In una prospettiva geopolitico-energetica, la realizzazione del gasdotto est-ovest costituisce un importante tassello nella strategia nazionale di diversificazione delle rotte di esportazione, ed incarna la volontà politica della nazione centroasiatica di aprire la rotta di esportazione occidentale, verso i mercati europei. Nella strategia turkmena infatti, questo gasdotto dovrebbe connettersi al corridoio energetico meridionale sostenuto dalla UE, convogliando il gas turkmeno sino al porto azerbaigiano di Baku per poi transitare nel costituendo gasdotto trans anatolico TANAP e raggiungere i mercati europei. Inoltre, la capacità di esportazione turkmena su questa direttrice occidentale dovrebbe essere incrementata di ulteriori 10 mmc, a seguito della valorizzazione delle riserve offshore di gas naturale della sponda turkmena del Caspio - stimate in 6.5 mila miliardi di metri cubi - grazie all’esperienza di importanti compagnie energetiche internazionali coinvolte attraverso la formula del Production Sharing Agreement, tra le quali l’italiana Eni.

Ci sarà tuttavia da superare l’opposizione russa ed iraniana alla realizzazione di nuove infrastrutture di trasporto nel Caspio -  motivate ufficialmente da considerazioni di carattere ambientale ma di fatto basate su finalità geopolitiche connesse alla dipendenza europea dalle importazioni russe – considerato anche l'inconciliabilità di posizioni ed interessi delle cinque nazioni rivierasche sul riconoscimento dello status legale del bacino del Caspio.
Un altro importante successo è stato l’avvio della fase di realizzazione del segmento turkmeno del gasdotto TAPI, acronimo delle nazioni coinvolte in questo progetto ovvero Turkmenistan, Afghanistan, Pakistan ed India.
Il 13 dicembre 2015 il Presidente Berdimuhamedov  ha ospitato nel velayat di Mary il suo omologo afgano Ghani, il premier pachistano Sharif e il vice presidente indiano Ansari alla cerimonia inaugurale che di fatto avvia i lavori del gasdotto TAPI.
Si tratta di un imponente opera, lungo un tracciato di quasi 1800 kilometri, destinato a trasportare annualmente 33 miliardi di metri cubi di gas turkmeno in Afghanistan, Pakistan ed India entro il 2019, con un costo di realizzazione stimato in 10 miliardi di dollari.
Anche in questo caso, il Presidente Berdimuhamedov ha dato una spinta decisiva per accelerare i tempi di un progetto del quale si è parlato per anni ma la cui realizzazione era di fatto “congelata” da una serie di fattori.
Nel novembre 2015 per decreto presidenziale le compagnie nazionali Turkmengaz e Turkmengazneftstroi venivano autorizzate ad iniziare la realizzazione del tratto turkmeno - 200 km, dal giacimento di Galkynysh al confine turkmeno-afgano - da realizzare nell’arco di due anni. Inoltre, sempre nel 2015 la compagnia energetica Turkmengaz ha assunto il ruolo di leader e di maggior investitore all’interno del consorzio TAPI, composto dalle compagnie nazionali degli stati coinvolti (Afghan Gas Corporation, la compagnia privata pachistana "Inter State Gas Systems Limited" e l’indiana GAIL).

Il coinvolgimento delle compagnie energetiche giapponesi nell’implementazione della terza fase di sviluppo di Galkynysh rappresenta un ulteriore successo nella strategia di diversificazione, in quanto le prime due fasi sono state assegnate alla compagnia nazionale cinese CNPC per alimentare le crescenti esportazioni verso Pechino (65 mmc entro il 2020)
Il pieno supporto politico al progetto TAPI appare necessario in quanto sul tracciato del gasdotto gravano pesanti minacce in termini di sicurezza, legate alla permanente instabilità afgana (transito nella provincia di Herat) e del Balucistan pachistano (transito nell’area di Quetta), in aggiunta ai rapporti spesso non idilliaci tra Pakistan ed India e al crescente attivismo dei Taliban afgani lungo il confine condiviso, anche se il gasdotto TAPI passerà più a sud. 
Questa accelerazione di Ashgbat nel 2015, verso una piena realizzazione della strategia di diversificazione delle esportazioni di gas, promuovendo lo sviluppo del corridoio occidentale (trans caspico) ed orientale (TAPI), risponde ad una duplice esigenza: in primis, il tentativo di allentare la dipendenza dalla Cina, partner energetico privilegiato per Asghabat che convoglia verso Pechino il 60% delle sue esportazioni di gas.
Inoltre,  Berdimuhamedov deve altresi fronteggiare la  decisione russa di non rispettare i contratti esistenti e di non acquistare i volumi pattuiti di gas turkmeno. Questa decisione di Gazprom è stata ratificata agli inizi del nuovo anno, ma di fatto era nell’aria, considerando che nel 2015 Mosca ha dimezzato le importazioni dal Turkmenistan (da 10 mmc del 2014 ai 4 del 2015), mentre nel 2008 Mosca acquistava oltre 40 mmc di Asghabat. 

Infine, a gennaio 2016 le autorità turkmene hanno annunciato che nel corso del 2015 sono stati individuati due ulteriori giacimenti di gas naturale - Garakel and Bagli – adiacenti l'area di Galkynysh, che farebbero aumentare le riserve di questo giacimento oltrepassando 27 mila miliardi di metri cubi. Secondo le autorità turkmene, la nazione disporrebbe di oltre 50 mila miliardi di metri cubi di riserve di gas, anche se per British Petroleum queste si attesterebbero attorno ai 17 mila miliardi (quarta nazione al mondo per riserve dopo Iran, Russia e Qatar).
A prescindere dall'ammontare delle riserve e dalla rottura con Mosca e Gazprom, lo sviluppo delle nuove rotte di esportazione e la continua scoperta di ricchi giacimenti creano le condizioni che potrebbero permettere al Turkmenistan di avvicinarsi all'obiettivo presidenziale di incrementare la produzione di gas a 230 mmc all'anno entro il 2030, gran parte dei quali da destinare all'esportazione.




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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/Turkmenistan--passi-avanti-nella-strategia-di-diversificazione-delle-esportazioni-di-Fabio-Indeo-188-ITA.asp 2016-01-28 daily 0.5