Uno sguardo d'insieme all’affascinante anno passato nell’Asia Centrale (di Bruce Pannier)

Nell’Asia Centrale l’anno passato è stato tanto interessante quanto era stato previsto. La recessione economica ha avuto un impatto diverso sui cinque paesi; è morto uno dei leader storici della regione; le ripercussioni della guerra sul confinante Afghanistan si sono sempre di più sentite dalla parte centroasiatica del confine; sono aumentati gli arresti con accuse legate al terrorismo in Asia Centrale. È stato anche l’anno in cui la gran parte dei governi della regione hanno intensificato i controlli sugli opponenti politici, gli attivisti dei diritti ed i giornalisti indipendenti, mentre i presidenti hanno affinato il loro culto di potere e personalità.
Sarebbe difficile classificarli come “i vincitori” e “i perdenti”. Più precisamente, ci sono quelli che sono “sopravvissuti” e quelli che a stento resistono, ora che l’anno sta giungendo al termine. Gli ultimi comprendono il Tajikistan ed il Turkmenistan, entrambi i quali sembrano dirigersi verso lo stato di “paese in via di fallimento”.
Il Turkmenistan
Nel 2016 il Turkmenistan è caduto in una profonda crisi economica. Il gas naturale è l’unica fonte di guadagno del paese, ed i prezzi mondiali del gas si sono dimezzati rispetto a meno di tre anni fa. Il Turkmenistan ha perso la Russia come cliente all’inizio del 2016 e ha scoperto che i contratti che aveva firmato con i due clienti restanti, l’Iran e la Cina, portano poche entrate. L’Iran paga con merci e servizi i primi $3 miliardi di gas che importa. Il problema è che quest’anno l’Iran importerà all’incirca 8 o 9 miliardi di metri cubici di gas turkmeno, il che non supera i $3 miliardi. Ciò non ha fermato il Turkmenistan dal chiedere alla fine del 2016 che l’Iran pagasse il debito pari a circa $2 miliardi, denaro che Teheran nega di dovere.
La Cina ha fatto un prestito al Turkmenistan per sviluppare Galkynysh, un gigante giacimento di gas, e costruire i gasdotti per trasportare il gas in Cina. Il Turkmenistan (probabilmente) esporterà 30 miliardi di metri cubici in Cina quest’anno. Non è mai stato chiaro quanto la Cina paghi per il gas, ma quasi sicuramente il prezzo è inferiore a $200 per 1.000 metri cubici; in più, una percentuale sconosciuta di gas turkmeno viene usata per scalare il debito di alcuni miliardi di dollari che il Turkmenistan deve alla Cina.
Era chiaro che durante il 2016 nel settore petrolifero e del gas ci fossero licenziamenti di massa. Secondo le stime non-ufficiali circa il 50% della forza lavoro si trova ora in stato di disoccupazione. Le notizie sugli stipendi arretrati sono molto frequenti e si dice che il governo stia pignorando le buste paghe di quelli che sono ancora occupati per aiutare a finanziare i progetti prestigiosi che non portano niente alla nazione. C’è carenza di beni di prima necessità, come farina, zucchero e olio, e le foto dimostrano delle lunghe file di persone che aspettano fuori dai negozi per comprare la loro razione di questi prodotti.
Inoltre, ci sono problemi di sicurezza lungo i 744km di confine turkmeno con l’Afghanistan, problemi che il Turkmenistan nega, ma che i media ed il governo afghano confermano. La Russia era talmente preoccupata che nel mese di giugno ha inviato in Turkmenistan il Ministro della Difesa Sergei Shoigu, il che è stata la prima visita in Turkmenistan da parte del Ministero della Difesa russo dai tempi del crollo dell’URSS. Il governo turkmeno non ammette di avere alcuno di questi problemi. Secondo il Presidente Gurbanguly Berdymukhammedov ed il suo governo, il Turkmenistan è ancora nel suo “Secolo d’Oro”.
La politica ufficiale del Turkmenistan, che è la politica di neutralità usata per isolare il paese dal resto del mondo, sembra impedire al governo turkmeno di richiedere un aiuto finanziario all’esterno. Il governo ha costruito un’immagine di onnipotenza ed ha comunicato ai cittadini che l’aiuto dall’esterno non sarà mai necessario.
Come potrebbero le autorità del Turkmenistan spiegare al popolo che ora servono finanziamenti stranieri per tenere il paese a galla se il governo non ha mai ammesso che ci sono problemi economici? Anche se Ashgabat cercasse prestiti stranieri, c’è la possibilità che potrebbe non trovare tanti prestatori interessati. Il Turkmenistan non si trova sulla scena internazionale da un quarto di secolo. Chi lo aiuterebbe?
Il Tajikistan
Nel 2016 il Presidente tagiko Emomali Rahmon ha dimostrato di non essere tanto diverso dai sui colleghi turkmeni, l’attuale o quello precedente. Nel mese di dicembre 2015 il governo del Tajikistan ha approvato una legge che ha dato a Rahmon il titolo di “Fondatore della Pace e l’Unita Nazionale, Leader della Nazione”. Nel mese di maggio gli elettori hanno approvato gli emendamenti della costituzione che hanno eliminato il limite di mandato per Rahmon che era già stato eletto Presidente quattro volte, voti che non sono stato sostenuti da nessuna missione di osservatori occidentali.
Le autorità tagike hanno duramente represso tutti i presunti opponenti politici nel 2016. Il maggiore partito dell’opposizione tagico, il Partito della Rinascita Islamica del Tajikistan, è passato dall’essere un partito parlamentare all’inizio del 2015 -e lo era stato per 15 anni- all’essere un partito dissolto, poi messo al bando, ed infine inserito nella lista dei partiti estremisti. I processi nei confronti dei leader del partito sono iniziati nei primi mesi del 2016 e alla fine sono stati tutti condannati ed incarcerati. Anche gli avvocati che hanno cercato di difenderli sono stati a loro volta accusati di vari crimini ed incarcerati.
Le campagne contro i media indipendenti si sono intensificate. Tanti giornalisti sono fuggiti dal paese e almeno due giornali indipendenti sono stati chiusi. Tanti temono che sia solo una questione di tempo prima che tutti gli organi di stampa indipendenti vengano chiusi.
La situazione economica nel Tajikistan non è mai stata buona. È stata una nazione dipendente dai donatori sin dalla sua nascita. Tuttavia, proprio come in Turkmenistan, i soldi statali vengono spesi su progetti bizzarri, come ad esempio quello che potrebbe essere brevemente definito “l’asta portabandiera più alta del mondo”. Recentemente Rahmon ha approvato il progetto di costruire una grande città in un’area scarsamente popolata del Tajikistan del nord. (L’area è scarsamente popolata perché lì non c’è acqua, ma questo fatto non ha impedito al governo di progettare una nuova città).
Il sistema bancario del Tajikistan era in crisi nel 2016. Alla fine dell’anno, dopo aver fallito i tentativi di attirare l’aiuto finanziario internazionale, il governo ha dovuto pagare circa $250 milioni per salvare la seconda banca più grande del paese, Tojiksodirotbank. I correntisti della banca hanno avuto difficoltà tutto l’anno nel cercare di prelevare denaro.
Il Tajikistan è il paese più dipendente al mondo dalle rimesse dei lavoratori immigrati. La gran parte del denaro veniva spedita dalla Russia ed, a causa dei problemi economici in Russia, le rimesse nel 2016 erano meno della metà di quelle del 2013.
Nel frattempo, i membri della famiglia di Rahmon hanno continuato ad occupare posti nel parlamento. Stando a quanto si dice, la figlia di Rahmon Ozoda è stata nominata capo del personale presidenziale nel mese di gennaio, ma a maggio è stata scelta per un posto liberatosi recentemente nel Senato. Il figlio del Presidente Rustam Emomali era ancora capo dell’agenzia di anticorruzione nel 2016, ma un emendamento della costituzione approvato a maggio ha abbassato da 35 a 30 anni l’età minima per candidarsi alle elezioni presidenziali. (Rustam Emomali ha compiuto 29 anni il 19 dicembre). Le prossime elezioni presidenziali sono programmate per il 2020.
È probabile che il Tajikistan non fallirà perché il governo ha amicizie potenti. La Russia ha una base militare in Tajikistan, e la Cina confina con il Tajikistan e teme la diffusione dell’estremismo dall’Afghanistan attraverso il Tajikistan nella Cina occidentale dove una significativa parte della popolazione è musulmana.
L’Uzbekistan
La più grande notizia dell’anno proveniente dall’Asia Centrale è stata quella del decesso del Presidente uzbeco Islam Karimov, annunciato il 2 settembre. (Il Presidente kazako Nursultan Nazarbaev è attualmente l’unico leader della regione ancora al potere dall’epoca sovietica). La sua morte ha aperto tante possibilità per il futuro dell’Uzbekistan. Suo successore è diventato il suo Primo Ministro, Shavkat Mirziyaev, che è stato velocemente, e verosimilmente in contrasto con la costituzione, nominato Presidente ad interim prima di essere stato eletto con il voto del popolo il 4 dicembre.
La politica estera della regione di Mirziyaev ha l’obiettivo di ricucire le relazioni con i paesi limitrofi danneggiate da Karimov durante i suoi 25 anni da Presidente. I paesi centroasiatici confinanti con l’Uzbekistan sono evidentemente contenti di questi cambiamenti, ed anche l’Uzbekistan avrà dei benefici da più strette relazioni regionali.
Il momento è buono perché l’economia il paese ha bisogno di aiuto, nonostante gli ufficiali uzbeki affermino il contrario. È molto difficile ottenere dall’Uzbekistan statistiche affidabili, ma i dati dall’interno del paese indicano che gli stipendi non vengono pagati puntualmente. C’è carenza di denaro contante e di carburante, interruzioni di fornitura di gas ed energia elettrica.
Mirziyaev ha fatto tante promesse, tra cui la convertibilità della valuta. Sul mercato nero il dollaro americano ha un costo doppio rispetto al cambio ufficiale della valuta nazionale, il som. Mirziyaev ha dichiarato che l’Uzbekistan sta cercando investitori stranieri, ma per il momento nessuno tranne la Russia ha dimostrato tanto interesse.
Mirziyaev è stato il Primo Ministro di Karimov per 13 anni. Mentre ci sono speranze di progresso, le riforme sociali e politiche non sembrano far parte dell’agenda della nuova amministrazione.
Il Kazakhstan
Il Kazakhstan è un “sopravvissuto”, anche se durante la prima parte del 2016 ci sono stati dei momenti in cui la situazione sembrava instabile. L’economia del Kazakhstan dipende dall’export del petrolio, e nel mese di agosto del 2015, quando i prezzi del petrolio sui mercati mondiali sono crollati, il governo ha permesso la fluttuazione della moneta nazionale, il tenge. Il valore del tenge è calato da circa 180 tenge per un dollaro americano a 360 per un dollaro a metà gennaio 2016.
I titolari di mutui che avevano sottoscritto prestiti in base al tasso di cambio del dollaro USA sono stati i primi a sentire la crisi. Piccole manifestazioni di protesta sono iniziate a gennaio, ma nello stesso mese il governo kazako ha distolto l’attenzione annunciando repentine elezioni parlamentari.
Il motivo dato per queste elezioni anticipate era il bisogno di avere nuovi deputati con idee fresche per fronteggiare la crisi economica. Alla fine il parlamento che è stato eletto comprende gli stessi tre partiti politici, ciascuno dei quali ha quasi lo stesso numero di posti. Secondo il servizio kazako della radio RFE/RL, conosciuta in Kazakhstan come Azattyq, il 43% dei deputati del parlamento precedente ha mantenuto il posto.
Il diversivo delle elezioni di marzo non è durato a lungo. Ad aprile il problema della riforma fondiaria stava provocando nuove tensioni sociali, soprattutto quando si sono sparse le voci che i terreni disponibili per la locazione sarebbero stati accaparrati dai cinesi. Queste voci erano in maggior parte infondate, ma con il potere d’acquisto in calo per tanti kazaki, ci sono domande legittime su chi abbia sufficiente denaro per affittare o comprare terreni in Kazakhstan.
Le proteste sono esplose alla fine di aprile con tanti altri reclami aggiunti alle preoccupazioni sulla riforma fondiaria. Nonostante i tentativi da parte delle autorità di prevenire qualsiasi altra manifestazione di malcontento pubblico, azioni di protesta ancora più grandi si sono tenute in tutto il paese il 21 maggio.
Si sono sollevate questioni sulla futura stabilità del Kazakhstan. Un bizzarro scoppio di violenza nella città del Kazakhstan occidentale Aktobe all’inizio di giugno sembrava confermare tali preoccupazioni: un gruppo di giovani uomini armati ha rapinato un negozio di armi ed in seguito ha assalito in modo maldestro una postazione militare. La maggior parte degli assalitori è stata uccisa. Le autorità kazake hanno definito questo attentato un attacco terroristico e hanno dichiarato che gli uomini erano legati all’estremismo islamico, malgrado le scarse prove a sostegno.
Tuttavia, verso la fine dell’anno la situazione si è stabilizzata. Il tenge si mantiene costante tra i 330 e i 340 per un dollaro USA. Alcuni lavoratori del settore petrolifero sono stati licenziati, fatto che il governo ha attentamente cercato di evitare, ma l’avviamento alla fine del 2016 di Kashagan, il giacimento di gas e petrolio nella parte kazaka del Mar Caspio che era stato a lungo rimandato, ha portato promesse di nuovi posti di lavoro ed entrate assolutamente necessarie per la tesoreria statale.
Il Kyrgyzstan
Il Kyrgyzstan è un altro “sopravvissuto”. Anche nei tempi migliori il paese ha avuto delle difficolta economiche. Tuttavia, il Kyrgyzstan è un consumatore puro di gas e di petrolio e perciò il calo dei prezzi di queste materie prime è stato un vantaggio. Ci sono stati problemi con gli investitori stranieri nell’industria mineraria del Kyrgyzstan, principalmente nel settore dell’estrazione dell’oro, ma questo accade già da più di due decenni.
Il Kyrgyzstan ha aderito all'Unione Economica Eurasiatica guidata dalla Russia nel mese di agosto del 2015. Il commercio tra i membri -Armenia, Bielorussia, Kazakhstan, Kyrgyzstan e Russia- è calato notevolmente, ma lo stato di membro della UEE ha aiutato i lavoratori immigrati kirghisi che lavorano in Russia. La dipendenza del Kyrgyzstan dalle rimesse dei lavoratori immigrati è una delle più grandi del mondo, e mentre gli altri paesi centroasiatici come il Tajikistan e l’Uzbekistan (anche quelli hanno un numero elevato di lavoratori immigranti che lavorano in Russia) hanno registrato un forte declino delle rimesse nel 2016, quelle del Kyrgyzstan sono in realtà in aumento.
Tuttavia, il Presidente Almazbek Atambaev potrebbe aver arrecato un danno a sè stesso ed al suo (tecnicamente ex) partito politico, il Partito Social-Democratico del Kyrgyzstan. Atambaev ha sostenuto la tenuta di un referendum sugli emendamenti della costituzione nel mese di dicembre, sebbene la costituzione, scritta nel 2010 dopo l’estromissione dell’ex-Presidente kyrgyzo Kurmanbek Bakiev, specifichi che non si possano fare emendamenti prima del 2020.
Il referendum è stato una questione controversa. È stato frettolosamente presentato in parlamento per l’approvazione. Il popolo ha avuto poche opportunità per discutere degli emendamenti e la radio RFE/RL, conosciuta in Kyrgyzstan come Azattyk, ha riferito durante i reportage che poche persone sapevano qualcosa sui cambiamenti che avrebbero dovuto approvare nei seggi elettorali. Il progetto del referendum ha diviso gli ex-alleati politici che avevano preso potere dopo che Bakiev fu rimosso dall’incarico nel 2010. Alla fine, questa divisione ha causato il collasso della coalizione governante nel parlamento.
Il referendum è passato alla votazione nel mese di dicembre, ma meno della metà degli aventi diritto al voto ha votato. Con le elezioni presidenziali programmate per la fine del 2017, sembra quasi inevitabile che la questione del referendum si discuterà di nuovo.
L’Asia Centrale ha passato il 2016, ma ci sono ancora potenziali problemi. Il Kazakhstan ha un po’ di spazio per respirare, ma gli altri quattro sono davanti a sfide serie nel 2017. E le cose nell'anno successivo potrebbero non migliorare.
(Tratto da http://www.rferl.org/a/central-asia-a-look-back-at-2016-turkmenistan-kyrgyzstan-tajikistan-uzbekistan-kazakhstan/28207055.html)