Verso una nuova strategia della UE per l'Asia centrale (di Fabio Indeo)

Nei primi mesi del 2019 la Commissione Europea renderà pubblica la rinnovata strategia di partnership con l'Asia centrale - lanciata nel 2007 – con l'obiettivo di rafforzare il dialogo politico e le relazioni economico-commerciali con le cinque repubbliche centroasiatiche, promuovendo la UE come soggetto attivo nello spazio post sovietico e creando i presupposti per sviluppare meccanismi di cooperazione ed espandere la presenza politica ed influenza nell'area.

Come attività preparatoria, il think-tank EUCAM (EU-Central Asia Monitoring) ha elaborato un documento (alla redazione del quale ha contribuito anche l'autore di questo articolo) “A new EU-Central Asia Strategy: Deepening relationships and generating long-lasting impact”, che contiene opinioni e consigli per migliorare l'implementazione e l'attuazione di tale rinnovata strategia nel contesto centroasiatico, cercando di raggiungere obiettivi concreti che abbiano un impatto di lungo periodo.

In realtà, la lontananza geografica, la debolezza geopolitica e i divergenti interessi in politica estera perseguiti dai singoli stati della UE possono essere individuati come gli elementi che hanno notevolmente limitato l'impatto e l'influenza della strategia europea per l'Asia centrale, in quanto la UE non può competere con la capacità attrattiva (sul piano economico e militare) delle sue superpotenze regionali Cina e Russia: in questi undici anni (2007-2018) uno dei maggiori dilemmi per la UE è stata l'incapacità di combinare la volontà di perseguire finalità strategiche (energia e sicurezza in primis) con una coerente politica volta a rafforzare e sensibilizzare le elites centroasiatiche ad impegnarsi nella realizzazione e nello sviluppo di un processo di maggiore democratizzazione fondato sulla good governance, rule of law, rispetto di diritti umani, adozione di riforme sociali e politiche. 

Le linee di azione principali emerse nel documento elaborato da EUCAM invitano la UE ad adottare una strategia concreta - che abbia una reale influenza sulle repubbliche centrosiatiche - fondata su obiettivi chiari e di lungo periodo e su una reale volontà di perseguirli da parte degli stati europei, declinandoli preferibilmente all'interno di altre politiche e programmi specifici intrapresi in ambito comunitario.

Una delle principali distorsioni da risolvere rispetto alla passata strategia - elaborata dieci anni fa in un contesto geopolitico differente rispetto a quello attuale - implica una maggiore coerenza tra la strategia politica adottata e le iniziative concrete poste in essere, cercando di promuovere un impegno congiunto anche su tematiche come educazione, sviluppo della società civile, good governance, rule of law, diritti umani e non solo su obiettivi di realpolitik come energia e sicurezza, di maggiore interesse strategico per la UE e che di fatto hanno guidato le iniziative UE sino ad oggi.

Inoltre, la cooperazione UE Asia centrale deve essere fondata su un impegno congiunto e convinto in materia di democrazia e sicurezza. Infatti, una collaborazione basata sul rispetto e sul perseguimento di principi democratici e valori universali contribuisce al consolidamento di società democratiche stabili, che si configurano come affidabili partner economici ed in ambito securitario, creando le condizioni per uno sviluppo endogeno: occorre creare maggiori opportunità per i cittadini della regione e coinvolgerli nella realizzazione di una società moderna, facendo dei giovani degli attori attivi attraverso programmi di educazione inclusiva e sviluppando forme di cooperazione e di scambi culturali tra le università europee e quelle dell'Asia centrale.
Un altro aspetto messo in evidenza riguarda gli obiettivi di questa nuova “costituenda” strategia in quanto le finalità del 2007 (sicurezza energetica fondata sul coinvolgimento dei produttori di idrocarburi centroasiatici nella strategia europea di diversificazione delle importazioni; minaccia Taliban alla sicurezza regionale; contenimento geopolitico della Russia) appaiono superate, mentre quelle attuali (processo di riforma in Uzbekistan o influenza della strategia cinese della Belt and Road Initiative) vengono definite tendenze di breve-medio termine che potrebbero lasciare spazio ad altre.

In realtà, questo approccio sembra trascurare alcuni fattori correlati: in materia di sicurezza, il terrorismo internazionale di matrice jihadista ha assunto una dimensione nuova, con numerosi cittadini centroasiatici coinvolti in episodi di terrorismo all'estero, mentre il ritorno in patria dei foreign fighters legati al sedicente Stato Islamico rappresentano una  minaccia alla stabilità da monitorare attentamente, in quanto potrebbero fungere da detonatore per le irrisolte questioni economico-sociali esistenti (elevata disoccupazione giovanile, diseguaglianze economiche accentuate, rigido controllo statale).

In ambito energetico, l'accordo sullo status legale del Caspio dell'agosto 2018 schiude una prospettiva di cooperazione energetica che nel 2007 (anno di elaborazione della prima strategia europea) era auspicabile ma non realizzabile, in quanto vi è ora la possibilità che il gas naturale turkmeno e kazako possa essere commercializzato sui mercati europei rafforzando la capacità del Corridoio Energetico Meridionale, e supportando la strategia europea di diversificazione delle rotte d'importazione energetica riducendo il peso delle importazioni di gas provenienti dalla Russia.

Anche se la sfera energetica dovrebbe rivestire una posizione secondaria nella nuova strategia europea, il documento Eucam evidenzia un settore di cooperazione particolarmente suggestivo e potenzialmente proficuo per entrambe, ovvero la cooperazione nel settore delle rinnovabili: la regione centroasiatica appare ideale per la produzione di energia solare, eolica ed idroelettrica sottoforma di energia “pulita” o non inquinante che sosterrebbe l'ambizione europea di ridurre l'apporto dei combustibili fossili, offrendo altresì una prospettiva di diversificazione economica ed energetica alle repubbliche centroasiatiche riducendo la loro dipendenza dagli introiti derivanti dall'esportazione di idrocarburi.

Anche il programma BOMCA (Border Management in Central Asia) andrebbe ricalibrato secondo un ottica diversa, che includa sempre l'aspetto securitario - ovvero rafforzare la fiducia e il controllo dei confini tra le repubbliche centroasiatiche che confinano con Afghanistan - ma estendendo la sua portata con l'obiettivo di contribuire a migliorare ulteriormente la fiducia tra nazioni confinanti in modo da promuovere e sviluppare le relazioni economico-commerciali transfrontaliere.

In ambito politico, la UE vanta delle buone relazioni bilaterali con il Kazakhstan, consacrate  in una cornice di cooperazione maggiormente strutturata rappresentata dall'Enhanced Partneship and Cooperation Agreement siglata nel 2015: le relazioni con Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan sono regolate da Partnership Cooperation Agreement, mentre l'accordo di cooperazione con il Turkmenistan risulta ancora congelato e non ratificato dagli stati membri in attesa di ulteriori progressi nell'ambito del processo di riforme e apertura del sistema politico, anche se sussiste un accordo commerciale temporaneo.

Nei prossimi anni, il Kirghizistan e l'Uzbekistan diverranno nuovi partner privilegiati per la UE, nazioni alle quali si pensa di estendere l'EPCA: soprattutto l'Uzbekistan appare un partner politico importante per la UE nella regione, in quanto nazione più popolata e con un vasto mercato interno in aggiunta al crescente peso politico assunto in ambito regionale grazie ad una politica estera di apertura e di cooperazione con le repubbliche confinanti.

A livello di cooperazione multilaterale, la UE deve rafforzare il dialogo anche con i partner istituzionali: ad esempio, nonostante abbia un influenza limitata e una rilevanza strategica contenuta l'Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa costituisce un interessante piattaforma per promuovere un dialogo regionale inclusivo, in quanto coinvolge tutte e cinque le repubbliche dell'area. Parallelamente, la UE dovrebbe calibrare meglio le forme di collaborazione con le organizzazioni multilaterali esistenti (Organizzazione della Cooperazione di Shanghai, Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, Unione Economica Euroasiatica) in quanto espressione degli interessi strategici di Russia e Cina nella regione, dei quali occorre tener conto ma allo stesso tempo occorre divincolarsi al fine di elaborare una politica autonoma rivolta precipuamente al perseguimento degli interessi prettamente centroasiatici.

Un altro aspetto importante che è emerso riguarda un maggiore bilanciamento tra le iniziative bilaterali e quelle regionali, riconoscendo le peculiarità di uno sviluppo nazionale differente ma allo stesso tempo concepire le cinque repubbliche centroasiatiche come una regione ben definita, con problematiche condivise per le quali appare ipotizzabile l'adozione di politiche ed iniziative comuni al fine di risolverle o anche affrontarle.
Il successo della strategia europea per l'Asia centrale dipenderà in gran parte dalla capacità della UE di rafforzare la propria posizione in quegli ambiti di cooperazione dove è riconosciuta come partner affidabile e di lunga data: ad esempio, nella gestione della risorsa idrica, promuovendo il dialogo tra le parti per arrivare ad una definizione condivisa dei diritti di sfruttamento dell'acqua che prenda in considerazione le esigenze di tutti gli attori coinvolti. Un esito positivo di questo processo sarebbe destinato a rafforzare la visibilità e l'influenza politica della UE nella regione, in quanto la gestione della risorsa idrica è sempre stato un argomento delicato per bilanciare gli equilibri regionali.





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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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http://www.eu/ita/archivio/Verso-una-nuova-strategia-della-UE-per-l-Asia-centrale-di-Fabio-Indeo-584-ITA.asp 2018-11-30 daily 0.5