Virano e Novario discutono sulle nuove vie della seta e le opportunità per l’Italia in Asia centrale (a cura di Mario Virano)

Conversazione con Eugenio Novario, presidente Limes Club Cisalpino di Novara, esperto delle aree del Caucaso, del Caspio e dell’Asia centrale, segretario del Mir Initiative e vice presidente del Consorzio ItaliaEuropa Asia.
VIRANO In base ai contatti che intrattiene con i paesi dell’area caspico centroasiatica, qual è la reazione di questi ultimi nei confronti degli investimenti cinesi per lo sviluppo delle infrastrutture?
NOVARIO Questi paesi hanno vissuto nell'ultimo decennio il passaggio dall'esclusiva egemonia russa a una diarchia Mosca Pechino. L’affermarsi dell’influenza cinese ha incontrato in quest’area del mondo non poche resistenze visto il legame della classe dirigente con la Federazione Russa per ovvi motivi storici, incluso il comune cammino nel sistema sovietico. La Cina era vista come una potenza egemone che avrebbe potuto scardinare l’allora vigente equilibrio politico interno.
Si deve però segnalare che la Russia non sempre ha efficacemente svolto la funzione di Statebuilding così come non sempre ha supportato economicamente i paesi del Caucaso, del Caspio e dell’Asia Centrale.
Negli ultimi anni la percezione nei confronti della Repubblica Popolare è notevolmente mutata: la dollar diplomacy in salsa cinese – ovvero la conquista dell’egemonia politica tramite un’inarrestabile flusso di investimenti, particolarmente concentrati in opere infrastrutturali – ha ottenuto larga adesione dall’élite economico politica. Ulteriore elemento del successo politico cinese è il principio di non ingerenza negli affari interni di altri paesi, il che ha prodotto nei governi dell’area, sia pur nel tempo, la convinzione che la Cina non perseguisse un cambio di regime.
Un ulteriore oggetto di analisi è la cosiddetta multivettorialità della politica estera dei paesi dell’area, dall’Azerbaigian al Turkmenistan, passando per Kazakistan, Kirghizistan e Uzbekistan. In un non semplice e talvolta complicato gioco d’equilibrio, questi paesi hanno cercato di ottenere da tutti gli attori geopolitici presenti sulla scena il massimo supporto politico ed economico in uno spesso concitato stop and go di iniziative diplomatiche non sempre coerenti.
VIRANO Alcuni analisti hanno osservato che gli investimenti della Cina nell’area del Caspio, del Caucaso e dell’Asia Centrale non sono sufficientemente sicuri a causa della grande instabilità dovuta principalmente al terrorismo di matrice islamica. Concorda con questa tesi?
NOVARIO Da quello che ho potuto osservare in questi anni, la Cina sembra muoversi sempre con un duplice obiettivo: da una parte garantirsi l’utilizzo delle risorse energetiche indispensabili al mantenimento della sua crescita; dall'altra, depotenziare, attraverso le relazioni economiche, il rischio che questi paesi possano essere ancora utilizzati come satelliti degli Stati Uniti o della Russia in caso di eventuali conflitti futuri. Sicuramente, Pechino guarda sempre con preoccupazione alla fitta rete di rapporti che il movimento indipendentista della regione dello Xijiang intrattiene con i movimenti islamici dell’area (composti non esclusivamente da gruppi terroristici). D’altra parte, il governo cinese è convinto che stabilire rapporti di collaborazione economica con le cinque ex repubbliche sovietiche a maggioranza musulmana significhi anche poter tenere più efficacemente sotto controllo possibili impulsi esterni ai focolai di indipendentismo uiguro.
Per quanto riguarda l’instabilità di questi paesi e l’incertezza degli investimenti, la minaccia del terrorismo è sempre in agguato. La storia di questi ultimi 25 anni dimostra però che queste aree sono in realtà molto meno instabili politicamente di quanto comunemente si ipotizzi. In questo quadro la presenza – anche militare – della Russia è stata sicuramente un forte deterrente.
Inoltre, lo spill over islamista proveniente dall’Afghanistan è sì molto temuto e analizzato nelle riviste di settore, ma a eccezione di qualche singolo episodio non si è mai concretamente verificato. Si deve però anche segnalare che il mancato propagarsi di una ideologia fondamentalista è stato conseguito dai paesi del Caspio e dell’Asia Centrale esercitando il potere in maniera autoritaria reprimendo anche le opposizioni politiche che nulla avevano in comune con il fenomeno terrorista.
VIRANO Quali potrebbero essere i fattori di tensione internazionale legati all’incremento dell’influenza cinese in Asia centrale?
NOVARIO Stiamo assistendo a un riassetto delle storiche alleanze: da una parte la partnership ancora da cementare tra Cina e Russia, dall’altra gli ambigui rapporti di contrapposizione e collaborazione CinaStati Uniti. È ben evidente che non vi sia per l’area la possibilità di una contemporanea influenza dei tre big player, Pechino, Mosca e Washington.
Oggi la sempre più intensa collaborazione tra Russia e Cina viene generalmente vista come un elemento di stabilità, condizione necessaria per realizzare le progettate infrastrutture sia ferroviarie che energetiche.
Gli analisti più acuti però segnalano che nel medio lungo periodo gli interessi della Repubblica Popolare e del Cremlino potrebbero probabilmente divergere, a meno che quest’ultimo si accontenti di un ruolo di junior partner cui gli ingenti investimenti cinesi nell’area potrebbero relegarla.
VIRANO Quali sono, a suo avviso, le prospettive economiche per l’Italia in questo nuovo assetto geopolitico?
NOVARIO L’iniziativa imprenditoriale italiana nei paesi dell’area del Caspio, del Caucaso e dell’Asia Centrale è significativa e presenta alcuni casi di grande successo, come Eni, Bonatti, Renco, Salini Impregilo, Trevi, soprattutto in Kazakistan e Azerbaigian.
Tuttavia, manca verso questi paesi un’efficiente azione politica di supporto che l’Europa non ha mai attivato e che l’Italia fatica a condurre con continuità. Alcune aziende italiane sono impegnate nella costruzione di infrastrutture come, solo come esempio recente, la realizzazione della diga Rogun Dam da parte di Salini Impregilo in Tagikistan.
Ciò non è però sufficiente: l’Italia deve imparare a proporsi come sistema paese cercando di sfruttare le grandi potenzialità dell’export di interi distretti industriali di cui il nostro paese è pieno e non limitarsi a singole iniziative per quanto di grande successo. In sintesi, come sempre, facciamo fatica a fare squadra.
In tale contesto, si inserisce il Mir Initiative, fondato da Ernest Sultanov e il Railway Silk Road Cities Forum. L’obiettivo è di favorire il progetto strategico di collaborazione economica tra Europa e Asia passando attraverso la costruzione di infrastrutture
ferroviarie alta velocità che colleghino le città e ne favoriscano gli scambi commerciali.
(Pubblicato su Limes on Line in data 06/02/2017)
(Mario Virano: Architetto e Direttore Generale della società TELT - Tunnel Euralpin Lyon Turin - Tra i numerosi incarichi è stato Commissario Straordinario del Governo per l'asse ferroviario della Torino Lione, Consigliere di Amministrazione di ANAS S.p.A., Presidente della Olympic Inn S.p.a. e Amministratore Delegato di SITAF S.p.A.
E' autore, tra gli altri, di "Le ferrovie italiane tra programmi e realizzazioni", "Autostrade e territorio", "La città medioadriatica fra Guicciardini e Macchiavelli”)